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TERRA CIOCIARA: STORIA - URBANISTICA - FOLKLORE - AMBIENTE


IL SECOLO DECIMOTERZO

"ORIGINE DELLA CHIESA DI S. MARIA"

"IL CAPITOLO CANONICALE NEL DOCUMENTO DEL 10-2-1302"

"ALCUNI NOMINATIVI DI CANONICI DEL '200"

"MONASTERO DELLE FRANCESCANE"

PREMESSA

Non è qui il luogo per tracciare una sintesi monografica della chiesa madre di Frosinone e del suo antico collegio canonicale. Vogliamo solo far conoscere un documento del 10 febbraio 1302 riguardante la collegiata di S. Maria nella seconda metà del secolo XIII e poi evocare il nome di qualche canonico che ne faceva parte nella stessa epoca.

Siccome però la logica vuole che si accenni prima all’origine, diremo anzitutto qualcosa su tale argomento.

"ORIGINE DELLA CHIESA DI S. MARIA"

Il più antico documento che per il momento conosciamo sulla chiesa madre, oggi concattedrale, è quello del 2 giugno 1147 già ricordato in altro capitolo, quando si è parlato dei fondi che i frusinati avevano restituito ai verolani. In esso è menzionata la chiesa di S. Maria come proprietaria di fondi al confine col territorio di Veroli.

E’ dunque certo che a quell’epoca esisteva la chiesa con tale nome. Però è evidente che essa non sia stata costruita nel tempo a cui si riferisce il detto documento. Anche la tradizione trasmessaci per iscritto che dice di essere stata edificata nei secoli XII e XIII, non deve essere intesa della prima chiesa.
Questa risale probabilmente ai primi tempi del cristianesimo post - costantiniano.

anno 1783 - Testo del Concilio di Sardica anno 343 indetto da papa Giulio IPurtroppo non sappiamo nulla di preciso perché non ci è giunta né la documentazione letteraria, né quella archeologica. Ci auguriamo però che quest’ultima possa dire una sua parola quando qualche favorevole occasione porterà a una possibilissima scoperta delle antiche fondazioni.

Per il momento ci contentiamo di avvicinarci quanto più è possibile alla realtà con gli argomenti generali scientificamente certi come abbiamo fatto per i problemi dell’origine stessa del Cristianesimo a Frosinone e per la sua primitiva sede vescovile.

Riprendiamo dunque e sviluppiamo quell’esposizione storica. Ivi abbiamo ricordato che fin dall’epoca costantiniana si cominciò a frenare e a ridurre il numero delle sedi vescovili meno importanti.

Ecco ad es. qualche disposizione in tal senso. Il Concilio di Sardica l’attuale Sofia, nel 343 proibisce l’ordinazione del vescovo «nel vico o nella piccola città, dove è sufficiente un presbitero giacché non è il caso che vi sia il vescovo perché non siano sviliti il suo nome e la sua autorità».

Questa e simili deliberazioni conciliari furono recepite e approvate dalla chiesa romana. Infatti Papa S. Leone Magno (440 - 461) richiamava i vescovi della Mauritiana a osservare tali canoni: «Vogliamo che siano osservati le prescrizioni dei canoni e non si consacrino vescovi in ogni castello, ovvero dove non ci sono stati perché dove ci sono collettività poco numerose e comunità piccole basta la cura dei presbiteri».

Inoltre, è de ricordare che allorché un vescovo non poteva ufficiare la sua chiesa «si faceva sostituire nel servizio divino, nell’amministrazione dei sacramenti e nella sorveglianza dei chierici addetti alla cattedrale dall'arciprete, onde il nome di arcipretura era dato alla pieve cittadina... Quando le città ridestandosi a nuova vita s’allargarono oltre la stretta cerchia delle mura, nei sobborghi... si dovette abbandonare anche l’idea dell’unica parrocchia urbana. Quegli oratori, che nei secoli antecedenti la pietà dei fedeli aveva eretto qua e là nella città... dopo il 1000 diventarono cappelle con circoscrizione, popolo e patrimonio propri, ma dipendenti dalla "matrice" che ne limitava l’autonomia e da parrocchia unica diventa parrocchia preminente».

Anno 1818 - 1860: Elaborazione del contesto urbano e la chiesa di Santa Maria - Frosinone Anno 1936 - Elaborazione del contesto urbano e la chiesa di Santa Maria - Frosinone Elaborazione del contesto urbano odierno e la chiesa di Santa Maria - Frosinone

"Piazza santa Maria - Variazioni e modifiche del tessuto urbano - In origine il serbatoio dell'acqua pubblica era adiacente alla chiesa, dopo i bombardamenti venne spostato e realizzato in prossimità di Piazza Scappaticci."

In questo brano sembra di leggere non già un tratto di storia generale, ma la descrizione dell’evoluzione chiesastica di Frosinone. Si rileggano qui l’atto di donazione della chiesa rurale di S. Giuliano fatta il 2 gennaio 1154 dal clero e dai militi di Frosinone al Monastero di Montecassino e i diversi atti di infeudazione eseguiti dinanzi alle «cappelle» di S. Martino e di S. Nicola. Dalla lettura attenta di questi e di altri documenti constatiamo l’esattezza della descrizione del Todesco.

La chiesa di S. Maria è dunque antica quanto il cristianesimo che vi fu predicato e accettato, Potrebbe darsi che inizialmente abbia avuto un altro titolo. Anzi, come ipotesi di studio, si può pensare che il primissimo edificio cristiano sia sorto sul colle S. Pietro ancora prima di Costantino. C’è poi da ricordare che a Frosinone esisteva anche una chiesa dedicata a S. Paolo nella quale furono trovate, nella seconda metà del ‘400, due delle epigrafi latine e cioè la 5663 e la 5666.

Ciò potrebbe spiegare il perché la tradizione attribuisca a S. Pietro la fondazione delle prime chiese in queste contrade. Comunque, una cosa è certa, che la chiesa di S. Maria è antichissima quanto è antica la prima comunità cristiana che si raccoglieva, in un primo tempo, intorno al vescovo, poi, intorno all’arciprete e il suo presbiterio, ossia il capitolo o collegiata di S. Maria.

L’avv. Giuseppe Bompiani sostenne nel ‘700 l’origine petriana della chiesa frusinate.

La dedicazione della chiesa alla madre di Dio pensiamo che sia avvenuta non prima del 352, quando fu costruita la chiesa di S. Maria Maggiore in Roma, ma probabilmente dopo la definizione della Maternità Divina di Maria, fatta dal Concilio Efesino nel 431, dalla quale la devozione per la Vergine ricevette grande sviluppo in tutta la cristianità.

Ai tempi, pertanto, dei due Papi frusinati, S. Ormisda e S. Silverio, la primitiva chiesa di S. Maria forse già esisteva. Però è una sola ipotesi che facciamo.

Tetti Santa Maria - Veduta aerea anno 1927 - Frosinone

"Anno 1927 - Veduta aerea della cattedrale di Santa Maria e del campanile, come appariva prima dei bombardamenti della seconda guerra mondiale. L'intera "spina" di abitazioni fra la facciata principale della chiesa e via del Tinello, non più recuperabile, venne rimossa per aprire l'attuale Piazza Santa Maria - Foto della collezione di Padre Paolo CIARDI Agostiniano Scalzo - La casa prospiciente al portone della chiesa apparteneva a Padre Paolo."

"IL CAPITOLO CANONICALE NEL DOCUMENTO DEL 10 - 2 - 1302"

Il documento che vogliamo portare alla conoscenza del lettore non altro che la conferma data da Bonifacio VIII all’antico statuto dei canonici di S. Maria.

Esso è importante perché riferisce tutta la storia che indusse il Papa a rimettere in vigore le prime costituzioni canonicali.

Anno 1819/1820 - Elaborazione da notizie tratte dal Brogliardo - Archivio di Stato di Frosinone - La Chiesa di S. Maria e le abitazioni dei preti e le sedi delle confratenite detenute a vario titotoloIn origine il capitolo di S. Maria era costituito da nove canonici, compreso l’arciprete.
Ma «con l’andare del tempo, un certo Giovanni da S. Lorenzo, canonico verulano e vicario della buona memoria Gregorio, vescovo di Veroli, con l’approvazione di questi e con il capitolare consenso dell’arciprete e chierici (ossia canonici) della stessa chiesa di S. Maria» stabilì che si creasse un decimo canonicato col reddito della nominata chiesa, a favore di un canonico residente a Frosinone.
Alla morte di esso poi, la prebenda sarebbe stata ripartita all’arciprete e a tutti i canonici, che fossero stati presenti all’ufficiatura della chiesa.
Tutto questo fu stabilito di comune accordo e furono redatti alcuni articoli con atto notarile».

In pratica però il vescovo Loterio e i suoi predecessori avevano di fatto istituito dodici canonici.

Da queste novità erano sorte delle contestazioni e delle liti. La questione fu portata al Sommo Pontefice Bonifacio VIII ed allora, «Volendo il Signor Papa prestare l’opportuno rimedio alla detta chiesa (di S. Maria), afflitta da discordie e litigi, approva e conferma che il numero dei canonici sia di nove, compreso l’arciprete e tutto quanto è stabilito nel primo statuto».

Da quanto è riferito si ricavano diverse notizie riguardanti la collegiata di S. Maria:

1) Essa aveva uno statuto approvato e funzionale ed esisteva prima del vescovo Gregorio (1261 - 1278). "Gregorio canonico della cattedrale di Veroli: fu eletto vescovo dai canonici della stessa città, confermato e consacrato nel 1261 da Urbano IV.

2) La Chiesa era così florida da poter mantenere anche dodici canonici, tre in più del numero sancito nei primi statuti.

3) Questa floridezza esisteva almeno fin dal 1250, giacché nel citato documento si afferma che i predecessori del vescovo Loterio di fatto avevano elevato a dodici il numero dei canonici.

Ma poiché Loterio è il successore immediato del vescovo Gregorio, in forza dell’espressione del documento, bisogna risalire almeno a un predecessore di quest’ultimo. Il che ci riporta al 1250 e anche prima. E’ quello il periodo in cui il collegio canonicale di S. Maria dette alla Chiesa un nunzio apostolico per l’Irlanda, nella persona del già nominato Giovanni di Oddone e un altro inviato nella persona di Angelo da Frosinone.

"ALCUNI NOMINATIVI DI CANONICI DEL ‘200"

Oltre ai due canonici suddetti, che abbiamo trovato in Irlanda, bisogna ricordare anche altri:

1) Egidio, figlio di Giovanni milite di Frosinone. Questo «chierico (canonico) della chiesa di S. Maria di Frosinone nato nello stesso luogo» lo troviamo presentato dal Papa Urbano IV al vescovo Moronense. Il cardinale G. del titolo di S. Gregorio in Velabro si era rivolto al pontefice perché gli facesse conferire un canonicato in una chiesa cattedrale della provincia di Patrasso nel Peloponneso. Il Papa in data 9 giugno 1264 scrive al suddetto vescovo ordinandogli di provvedere in tal senso.

Il fatto che il nostro Egidio chieda e ottenga il canonicato in una cattedrale del Peloponneso non deve stupire, ma piuttosto far pensare come questo frusinate si sia inserito nelle alte sfere.

Bisogna ricordare che la crociata, promossa da Innocenzo III al principio di quel secolo (1202 - 1204) per la riliberazione di Gerusalemme, caduta nel 1187 nelle mani mussulmane, non raggiunse lo scopo e finì con la fondazione dell’impero latino a Costantinopoli in favore di Alessio IV, prima, e, all’uccisione di questi, a favore di Baldovino di Fiandra.

«Accanto ad esso sorse un regno di Salonicco, i ducati di Filippopoli e Atene e un principato di Morea... Venne costituita una nuova gerarchia con un patriarca latino a Costantinopoli, a cui furono sottoposti 22 arcivescovi e 58 vescovi».

Si sa che l’impero latino d’oriente finì nel 1261, ma «nel Peloponneso si mantenne il principato di Morea governato dall’abile dinastia di villehardouin fino al 1446».

E’ a questo mondo orientale che il nostro canonico Egidio si rivolse dopo aver visto fallito il tentativo di un canonicato nel Regno di Sicilia al di qua del Faro, raccomandato dal Papa con lettera del 26 maggio 1264 al vescovo di Ferentino.

L’episodio dice più di una cosa. Quella più immediata ci sembra questa, che i frusinati cercavano, come è proprio di ogni uomo, farsi strada e sapevano trovare la via per raggiungere anche posti importanti.

2) Can. Pietro Giovanni De Via. Questo cognome l’abbiamo incontrato quando si è detto che Giovanni De Via fu spogliato dei suoi fondi di Frosinone perchè familiare e cursore degli scomunicati cardinali Giacomo e Pietro Colonna. In quell’atto di esproprio è espressamente detto che si tratta di Giovanni De Via laico.

Il nominativo invece di cui parliamo è il chierico Pietro Giovanni De Via. Di questi abbiamo solo una notizia nella lettera di Giovanni XXII del 24 novembre 1319. In essa è detto che vengono conferiti al verulano Giovanni Uguizone il canonicato e la prebenda di S. Maria in Frosinone, già di pertinenza del frusinate Pietro Giovanni De Via che era morto presso la sede apostolica.

Ci troviamo dunque di fronte ad un altro canonico della collegiata di S. Maria che occupava un grado non infimo.

Riepilogando in un sintetico bilancio, possiamo affermare quanto segue. Nel secolo XIII troviamo canonici frusinati della chiesa madre che occupano uffici importanti in Irlanda, in Morea, nel Peloponneso e presso la Sede Apostolica.
Dunque il clero di Frosinone e la collegiata di S. Maria in quel secolo seppero mantenere alto il loro nome.

Qui bisognerebbe parlare anche dei canonici dello stesso secolo appartenenti alla chiesa di S. Benedetto che fu eretta a parrocchia nel 1250. Ma preferiamo rimandare il discorso al capitolo in cui delineeremo un quadro sintetico di tutte le chiese di Frosinone.

Abbiamo ora circoscritto la nostra attenzione alla collegiata di S. Maria, perché c’era da segnalare il documento del 10 febbraio 1302 e anche perché si tratta della chiesa madre.

Chiudiamo in fine con una notizia riguardante la concessione di particolari indulgenze per la stessa chiesa di S. Maria.

Nicola IV con breve spedito da Orvieto il 21 settembre 1291 concedeva l’indulgenza di un anno e 40 giorni «per la chiesa di S. Maria di Frosinone, della diocesi di Veroli, da lucrarsi nelle quattro feste della Beata Vergine, in quelle di S. Andrea e S. Leonardo e dentro gli otto giorni che seguono il giorno dell’anniversario della dedicazione della stessa chiesa».

Analoga indulgenza era stata concessa il 5 aprile 1291 alla chiesa di S. Benedetto.

"MONASTERO DELLE FRANCESCANE"

Abbiamo rimandato ad altra sede la nostra conversazione sulle chiese frusinati. Dobbiamo fare eccezione per quella annessa al monastero delle francescane o clarisse. Queste religiose già si trovano a Frosinone nel 1260 e vengono nominate come non più esistenti nelle visite pastorali del ‘600.

Si parla di loro in due brevi papali, riportati dai Bollari pontifici e francescani, nonché dallo storico Wadding.

Il primo è datato da Anagni 11 maggio 1260 ed è indirizzato «Alla Abbazia e convento delle monache recluse di S. Arenzio di Frosinone dell’Ordine di S. Damiano nella diocesi di Veroli».

Il Papa «riduce alle suore il canone da pagare alla Chiesa romana per le terre che avevano loro ceduto Nicola Capore, Giovanni Runolo e Giuna sua moglie, feudatari laici di Frosinone; esse sono tenute a dare ogni anno solamente due libbre di cera».

Il secondo breve è datato da Anagni 5 luglio 1295. Con esso Bonifacio VIII conferma l’indulto concesso 35 anni innanzi da Alessandro IV.

Dagli atti delle visite vescovili del ‘600 veniamo a sapere che questo monastero sorgeva sul Colle S. Pietro dove c’era la chiesa dedicata al principe degli apostoli. Ivi è anche detto che il beneficio fruttava 30 scudi annui, era di proprietà della basilica vaticana e nel 1664, data l’inagibilità della chiesa, venne trasferito nella cappella dei Santi Sebastiano e Antonio, col permesso della famiglia Battisti che vi aveva il diritto di patronato.

Nasce spontanea una considerazione. Gregorio IX aveva visitato S. Chiara di Assisi. Il nipote di Gregorio, Alessandro IV, la canonizzò nel 1256 e approvò nel 1258 le costituzioni delle clarisse, già rivedute da S. Bonaventura. I due pontefici erano entrambi ciociari e così il francescanesimo penetrò presto a Frosinone. Pensiamo che in questo abbia anche influito l’opera degli impiegati umbri che abbiamo già incontrato alla curia di Frosinone.

Padre Ignazio BARBAGALLO Agostiniano Scalzo

(FROSINONE - Lineamenti storici dalle origini ai nostri giorni)
- "Editrice Frusinate 1975"

Per le citazioni storiche, la bibliografia ed altro, si rimanda ad una consultazione diretta dell'opera.

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