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TERRA CIOCIARA: STORIA - URBANISTICA - FOLKLORE - AMBIENTE


NELL'ANTICHITA' PRECRISTIANA

"ATTRAENTE CENTRO AGRICOLO"

Nel paragrafo Bellator Frusino abbiamo riportato un secondo appellativo che Silio Italico dà a Frosinone. Esso è un elogio per le sue virtù agricole.

Tutti sanno che i Romani avevano fatto del lavoro e delle fatiche campestri l’emblema della loro vita e della loro grandezza.

Ognuno di noi porta ancora impressa nella mente l’immagine di Cincinnato, conosciuto fin dalla scuola elementare. Egli è il tipo del perfetto romano che fonde insieme le virtù agricole e militari.

I Frusinati sanno che Frusino fu un battagliero, perché lo vedono ricordato nell’emblema comunale. Però non hanno il ricordo così vivo delle altre virtù romane, quelle proprie dei lavoratori dei campi. Bisogna quindi richiamarle alla mente.

Lo stesso poeta che definì Bellator Frusino, ha pure, anzi prima affermato che esso era aduso al pesante aratro. Vuol dire che il lavoro dei campi gli era abituale e quasi congenito.

Appunto perché gli antichi Frusinati lavoravano con amore e tenacia i loro terreni, riuscirono a fare del loro territorio uno dei centri più belli e graditi. Questa affermazione è fondata su quello che scrivono Cicerone e Giovenale.

Il grande oratore d’Arpino aveva a Frosinone dei fondi agricoli. Ne parla in due lettere all’amico Attico. Sembra anzi che fossero gravati da qualche ipoteca, perché tratta del modo di riscattarli.

Quello che noi vogliamo evidenziare è l’amore che egli portava a questi campi.

Nella lettera scritta il 48 a.C. dice: «sarebbe per me una cosa provvidenziale se ora potessi godere il terreno di Frosinone».

In quella successiva si dilunga di più. «In quanto al riscatto del fondo di Frosinone, tu sai già quale sia il mio pensiero. Quantunque prima le mie condizioni fossero più floride e non potessi pensare ad un deterioramento della situazione, tuttavia sono ancora dello stesso parere (che sia riscattato). Come ciò debba effettuarsi lo lascio decidere a te; vorrei che tu tenessi presente che ciò si risolva in modo che io vi possa ricavare il vitto necessario».

Cicerone era dunque affezionato ai suoi poderi di Frosinone e, dopo la disavventura toccatagli, sperava di ricavare da essi quanto gli era necessario.

Se da quanto esposto possiamo intuire come fossero ubertosi i terreni frusinati, da quello che scrive Giovenale si può rilevare quanto fossero incantevoli.

Il satirico poeta di Aquino esalta le campagne del frusinate, insieme a quelle di Sora e Frabrateria (Falvaterra) nella terza satira. In essa l'«inquieto ed errabondo sferzatore morale della Suburra», fa un quadro vivo dei vizi e dei disordini di «quel più tristo loco, pur misero e solingo», che si presentasse al suo sguardo.
Descrive il soverchio affollamento del luogo, i frequenti incendi che vi si sviluppano, i poveri ebrei costretti ad andare col fieno sulle spalle alla selva per allestirsi il letto.
Poi si ferma con crescente sdegno a mettere a fuoco i godimenti dei ricchi e le sofferenze dei poveri. Se capita una disgrazia a un povero - egli dice - la gente rimane insensibile e ripete: «tanto non aveva nulla». Ma come, risponde: «Però il meschin perdè tutto quel niente».
Se invece crolla un palazzo dei ricchi, allora «le matrone si laceran sul petto - e indossano i patrizi le gramaglie — differisce il pretor le udienze; e al caso — che afflige la città, si impreca».

E’ precisamente di fronte a questo differente atteggiamento tra le sofferenze dei ricchi e dei poveri che Giovenale si sdegna e invita a uscirsene da Roma per recarsi a Frosinone:

«Suvvia! Se hai coraggio di involarti
ai circensi, una casa a Frosinone,
o a Sora, o a Fabrateria, ad aspettarti
è parata; e minor pigion ne paghi
di quanto all’anno, in Roma, dee costarti
uno stambugio oscuro. Per tuoi svaghi
hai l’orto; e attinger senza funi puoi,
nel pozzo non profondo, i fiori vaghi
e gli erbaggi a innaffiar. Là i giorni tuoi
vivi al bidente amico; e buon cultore
dell’orticello, mercé il qual, se vuoi,
un pranzo imbandirai, non senza onore
a cento pitagorici».

Pagina stupenda, viva e attuale. Qualsiasi esegesi la deturperebbe. Qui Frosinone ci appare come un centro di vita attraente, sereno, laborioso, sano, ristoratore.

Padre Ignazio BARBAGALLO Agostiniano Scalzo

(FROSINONE - Lineamenti storici dalle origini ai nostri giorni)
- "Editrice Frusinate 1975"

Per le citazioni storiche, la bibliografia ed altro, si rimanda ad una consultazione diretta dell'opera.

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