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L'ORDINE AGOSTINIANO NELLA CITTA' DI FROSINONE


I sacerdoti da ricordare... gli illustri predecessori

"dell'Ordine gli Agostiniani Scalzi"

Un uomo laborioso e artista: Padre Paolo CIARDI

Padre Paolo CIARDI è nato a Frosinone il 3 gennaio 1920 nel Rione Santa Maria, in una bella casa prospiciente la cattedrale.
Padre Paolo ama raccontare che sua madre poteva ascoltare la Santa Messa dalle finestre della casa.

Padre Paolo Ciardi - Parrocchia Madonna della Neve - FrosinoneA titolo di cronaca, la casa subì gli effetti del bombardamento della città e venne demolita, il sedime dell'abitazione è stato utilizzato per ricavare la piazza antistante la cattedrale cittadina.

E' entrato in seminario di Santa Maria Nuova, nei pressi di Tivoli (RM), nell'ottobre del 1931 per frequentare il ginnasio.

Il liceo lo ha frequentato a Roma presso il seminario Gesù e Maria al Corso.

Questa chiesa sorge sul luogo della cinquecentesca villa dei principi Orsini e venne acquistata nel 1615 dagli Agostiniani Scalzi che nel 1633 diedero inizio alla nuova costruzione assieme al convento.

Padre Paolo ha celebrato la prima messa il 24 agosto del 1943 e sempre a Roma ha iniziato il suo cammino di sacerdote.
Certamente non erano anni facili quelli della guerra mondiale e come giovane sacerdote dovette occuparsi sia della parte spirituale dell'uomo, sia della parte sociale, per colmare le grandi ferite che la guerra aveva inflitto ai suoi concittadini.

Basti ricordare le vicende alle quali anche la cinematografia ha fatto riferimento: "Roma città aperta", un film girato, in bianco e nero, nel 1945 da Roberto Rossellini e considerato uno dei capolavori del neorealismo, che ha descritto l'Italia degli anni immediatamente susseguenti la fine della seconda guerra mondiale, fanno comprendere il clima politico e sociale nel quale Padre Paolo è venuto a trovarsi.

Padre Paolo Ciardi - Parrocchia Madonna della Neve - FrosinoneSuperati questi eventi, nel 1958 venne inviato a Spoleto dove ebbe modo di dedicarsi alle attività parrocchiali; a Spoleto ha trascorso circa 6 anni, prima di essere richiamato a Roma.

Una caratteristica della vita di Padre Paolo è stata quella che pur essendo entrato nell'Ordine degli Agostiniani Scalzi, ha saputo coniugare alla perfezione la regola di S. Benedetto: "Ora et Labora" - una locuzione latina che tradotta letteralmente, significa "prega e lavora"

La sua vita infatti è stata sempre caratterizzata da un'intensa attività spirituale e da un'intensa dedizione al lavoro; coma ama dire: Rosario, legno e pennelli.

L'amore per la Chiesa, l'amore per i fratelli in Cristo, quello per il canto, per la lavorazione del legno e per la pittura, hanno scandito il trascorrere dei suoi fruttuosi giorni.
Le sue sapienti e delicate mani hanno arredato la Casa del Signore con quadri, mobili, stucchi ed ori. Le sue preghiere hanno avvicinato tutti noi a Dio e il suo bel canto, forte e sicuro, ne ha cantato le lodi.

Dal 1982 è tornato a Frosinone suo paese natio, presso la Parrocchia Santuario Madonna della Neve e nella nostra parrocchia ha continuato la sua opera di sacerdote e di "artista".

Gruppo Culturale Parrocchia Madonna della Neve

"Omelia per le esequie di Padre Paolo Ciardi"

Proprio all’alba del nuovo anno, avendo tagliato il ragguardevole traguardo di ottantotto anni, Padre Paolo ha terminato il suo corso terreno dopo aver celebrato serenamente il mistero del Natale del Signore.

Direi che i suoi ultimi giorni hanno dato il degno sigillo alla sua vita caratterizzata dall’umile discrezione operosa condita da una sottile arguzia e da una profonda umanità che non mancava mai di dare sostanza al suo conversare amichevole e familiare.

Siamo rimasti tutti addolorati nell’apprendere l’improvvisa notizia del suo ritorno alla casa del Padre perché tutti stiamo sperimentando in questo momento che la presenza gioiosa, il contatto pieno di calore umano e di vivace giovialità di Padre Paolo ci verranno a mancare e ci lasceranno percepire con maggiore acutezza il peso della nostra fatica quotidiana.

Queste possono sembrare semplici considerazioni umane, ma sappiamo che nulla è insignificante nel nostro percorso terreno e che tutto ciò che caratterizza profondamente la personalità di questo o quel fratello lascia il segno nelle nostre relazioni umane e in esse scorgiamo la mano paterna di Dio che ci avvicina e ci parla attraverso l’ordinaria mediazione di coloro che pone significativamente sul nostro cammino.

Padre Paolo per tutti coloro che lo hanno conosciuto, incontrato e molto più per coloro che lo hanno frequentato assiduamente nel suo ministero sacerdotale e nella sua testimonianza di vita consacrata, è stato un uomo di Dio che ha tracciato un sentiero pieno di luce nella disarmante semplicità evangelica di una vita donata senza riserve per dare una parola di sostegno, di conforto, d’incoraggiamento e di consiglio.

Sembrava rude talvolta, ma non era così per chi sapeva leggere nelle pieghe del suo carattere e della sua formazione umana, cristiana e religiosa: ciò era dovuto in verità a quel vigore che avvertiva e sprigionava dal profondo dell’animo e che pertanto aveva bisogno di palesare con toni forti, con una risonanza incontenibile.

Lo ricordiamo tutti quando proclamava la Parola di Dio, quando spiegava il Vangelo, quando pregava in comunità, quando cantava durante la liturgia, quando conversava in comune letizia e dava enfasi al suo pensiero con voce chiara e vigorosa, quando si permetteva di spaziare con sorprendente competenza nel campo della storia civile e dell’arte.

Il suo modo dimesso e potrei dire anche la sua positiva stravaganza non lasciavano intravedere ad un primo impatto di avere davanti un religioso ricco di spessore umano, di caratura evangelica e di discreto bagaglio culturale.

Questa constatazione arricchisce ulteriormente la figura di questo nostro confratello e ne dilata la presenza significativa che riconosciamo con gratitudine come un grande dono di Dio fatto alla nostra famiglia di Agostiniani Scalzi e a quanti lo hanno incrociato nel ministero pastorale.

Vorrei sottolineare, soprattutto in riferimento alla sfera della sua vita di consacrazione, la disponibilità sincera e totale all’obbedienza e al lavoro apostolico e manuale che non disdegnava e che sotto certi aspetti ha costituito la spina dorsale del suo essere religioso disposto al servizio, a rimboccarsi il grembiule e ad indossare anche la aita dell’artigiano.

Se andiamo a dare uno sguardo alla sua scheda personale nell’archivio dell’Ordine, balza in modo evidente la disponibilità di Padre Paolo nel ricoprire diversi incarichi e responsabilità e soprattutto la sua predisposizione alla mobilità tanto da essere assegnato di famiglia in quasi tutte le Case religiose della sua Provincia di origine.

Ogni casa conserva tracce significative del suo lavoro artistico di pittore e di valente ebanista autodidatta e ogni Comunità cristiana conserva un grato ricordo della sua preziosa opera apostolica e della sua testimonianza di religioso aperto e cordiale con tutti.

Vorrei sottolineare ancora un aspetto importantissimo della sua attività ministeriale e sacramentale, che spesso oggi purtroppo viene disatteso indebitamente e con una certa frequenza da molti sacerdoti: alludo al sacramento della riconciliazione.

Un ministero sacerdotale che si qualifica profondamente perché espressione chiara di quella viscerale misericordia di Dio che viene affidata ai ministri del sacramento della penitenza per toccare le coscienze, guarirle dalle ferite del peccato e infondere in esse la pace dello spirito.

Il confessionale di questa chiesa parrocchiale è il muto testimone che custodisce i segreti più eloquenti dell’attività misericordiosa di Padre Paolo che ha saputo personificare sia per dovizia di tempo e sia per sensibilità pastorale la squisita sollecitudine paterna di Dio verso i figli bisognosi di perdono e della rugiada della sua consolazione.

Questo ministero discreto, umile, nascosto, ma infinitamente prezioso e insostituibile Padre Paolo con semplicità e amore l’ha saputo sempre coniugare con tutte le altre premure della sua feconda missione sacerdotale.

A nome di quanti soffrono per la sua morte e si sentiranno spiritualmente orfani di questa prerogativa di sacerdote paziente e accogliente per donare la grazia purificatrice di Dio nel sacramento della riconciliazione dico grazie a Padre Paolo non solo per i frutti di quella pace donata ai suoi penitenti, ma anche per l’esempio di uno zelo pastorale che noi tutti sacerdoti dobbiamo raccogliere per essere veri e autentici ministri di Dio.

Se Padre Paolo in questo momento ci potesse rivolgere ancora la sua parola si stupirebbe nella sua modestia di quanto ho ricordato sommariamente della sua vita religiosa e del suo ministero sacerdotale perché il bene si semina nel silenzio e nella discrezione evangelica, ma è anche vero che il bene viene alla luce e rivela la grandezza e la liberalità di Dio che è l’autore di qualsiasi storia di fedeltà personale che nella sua logica si tramuta nel linguaggio pratico dell’evangelizzazione.

La Parola di Dio che pronunciamo dall’ambone nelle nostre liturgie devono trovare autentica risonanza nel tessuto della nostra quotidianità, solo così la nostra vita diventa annuncio della buona notizia e trasmette il valore profondo dell’amore che Dio è venuto a rivelare al mondo.

Padre Paolo con tanta semplicità ha messo in atto questo tipo di annuncio e ce lo trasmette in questo momento quasi a consegnarci il testimone di una staffetta cristiana che deve continuare la sua corsa in questo pellegrinaggio terreno. Accogliamo con un sincero e corale ringraziamento quanto questo amato confratello ci lascia in eredità come figli dell’amore che Cristo è venuto a portare sulla terra.

Prima di concludere questa omelia desidero presentare le mie più sincere condoglianze ai confratelli di questa Comunità religiosa della Madonna della Neve, ai religiosi della Provincia d’Italia, ai congiunti del nostro caro confratello defunto e a tutta la Comunità parrocchiale.

Mentre continuiamo a celebrare questa liturgia nella Chiesa peregrinante, lodiamo, ringraziamo, adoriamo il Signore della vita e uniamoci alla liturgia della Chiesa celeste dove Padre Paolo continuerà a cantare il suo cantico in quel tempio, dove non vi sarà più notte e non si avrà bisogno di luce di lampada, né di luce di sole, perché il Signore Dio illuminerà i suoi servi fedeli e regneranno nei secoli dei secoli. Amen.

Padre Luigi Pingelli

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