TERRA CIOCIARA: LE VICENDE STORICHE, RELIGIOSE, POLITICHE E SOCIALI


Le vicende di un dipinto
eventi storici, cronache e curiosità.

Immagine della Madonna della Neve in Frosinone

Oggi l'antico affresco cinquecentesco, restaurato a cura dell'Istituto Centrale del Restauro di Roma, è collocato in alto nell'abside del nuovo Santuario.

Con rara sensibilità, la porzione originaria dell'edicola, nella quale era stato realizzato il dipinto, fu inglobata all'interno della vecchia chiesa.
Pertanto, quando questa fu demolita nel 1952, l'edicola rimase esposta, per alcuni mesi, alle intemperie e il dipinto, già in precarie condizioni, iniziò a deteriorarsi irrimediabilmente.
L'immagine sacra non poteva restare abbandonata alle intemperie. Il suo stato di conservazione doveva già evidenziare tutti i segni del tempo, in special modo per i danni prodotti dall'umidità che le fragili mura dell'edicola assorbivano dalle fondamenta, posate direttamente sulla nuda terra.

In questo stato di cose, il parroco del tempo: Padre Guglielmo Massellucci, in data 14 ottobre 1954, si decise ad intervenire, inviando una lettera all'Istituto Centrale del Restauro per chiedere il loro intervento.

La richiesta fu accolta e i risultati sono sotto i nostri occhi: i tecnici fecero un buon lavoro.
Il dipinto, ormai alquanto deteriorato anche nei colori, fu staccato dalla sua nicchia naturale e trasferito a Roma.

I restauratori, trovando impossibile un intervento in loco, decisero di staccare l'immagine dal muro facendo ricorso alla tecnica denominata: "a strappo".

In pratica, lo strappo si esegue incollando sull'affresco diversi strati di veli protettivi, utilizzando un collante poco aggressivo. Generalmente la colla è solubile in acqua calda.
Avvenuta la perfetta essiccazione dei veli, con colpi decisi e rapidi si effettua lo strappo della tela dalla parete, asportando il dipinto e piccole porzioni di intonaco.

Per la reversibilità del lavoro, si predispone un nuovo supporto e si procede al riporto dell'affresco, incollando nuovamente la tela con tutte le parti asportate del dipinto.
Per una maggiore stabilità delle porzioni incollate si utilizzano, in questo caso, colle non solubili in acqua.

Trascorse le classiche 24 ore di essiccazione, si procede alla svelatura dell'affresco. Utilizzando batuffoli di cotone bagnati nell'acqua calda, la colla delle velature viene ammorbidita e diluita e delicatamente rimossa insieme alla tela utilizzata per lo strappo.

Al termine delle operazioni e con le superfici del dipinto asciutte è possibile completare il restauro. In ultimo il dipinto viene fissato su altri supporti per il consolidamento definitivo.

Per fornire un'idea più chiara dei lavori eseguiti sul dipinto, si inserisce una foto esposta in occasione delle celebrazioni del 50° anno dalla costruzione della nuova chiesa, che è stata rintracciata, presso l'Istituto Centrale dei Restauro di Roma. La foto evidenzia la nuova nicchia ricostruita per la ricollocazione stabile dell'affresco e per la corretta rilettura storica dell'opera.

Il restauro fu completato nel novembre del 1956. L'immagine ha conservato la sua forma originaria e i colori non sono stati alterati. Il dipinto ci appare esattamente come si presentava al momento del distacco dal muro originario.

affresco della Madonna della Neve in Frosinone durante il restauro

Oggi l'immagine non è più soggetta al disfacimento dovuto all'umidità ed ha ottenuto una nuova stabilità visiva e prospettica, essendo stata posizionata in alto sull'Altare principale della chiesa.

Purtroppo è cambiata la prospettiva e il modo di rapportarsi con l'icona, che una volta giaceva all'altezza dello sguardo dei fedeli.

Particolare curioso: l'affresco conserva in basso varie scritte, graffiate direttamente sull'intonaco, che a più riprese sono state lasciate, nei tempi delle rivoluzioni repubblicane, dalle truppe che hanno invaso e profanato i luoghi sacri. Ebbene queste scritte sono rimaste tali e quali ad attestare appunto l'ottima opera del restauro conservativo.

La ricollocazione della prodigiosa immagine nella nuova chiesa è stata completata con una maestosa raggiera in legno, successivamente indorata con oro zecchino da un doratore artigiano romano.

foto dell´altare con l´affresco della Madonna della Neve in Frosinone dopo il restauro

Aspetti tecnici e rilievi storiografici.

Come ci appare oggi l'affresco che un ignoto e devoto artista dipinse in quella cappellina fatta erigere da Mons. Ginnasi?

La nicchia misura mt 1,67 di altezza per mt. 2,07 di larghezza. Al centro, seduta su di un trono, la Madre di Dio che sostiene sul ginocchio destro il Bambino Gesù. Questi è in posizione eretta e con le braccia aperte: con la sinistra sostiene il mondo, con l'altra lo benedice.

Ai lati dell'immagine sono dipinti due Pontefici: san Clemente, sulla destra e san Silverio sulla sinistra.

Immagine della Madonna della Neve in FrosinonePadre Pio Bianchi nelle sue "Notizie Storiche" lascia emergere una descrizione molto più completa dell'affresco, precisando che fuori dalla nicchia, ai lati della cappella originaria, esistevano altri dipinti raffiguranti san Giovanni Battista nell'atto di essere decapitato e di santa Caterina d'Alessandria, vergine e martire.

Considerato che la cona era stata costruita per accogliere i condannati, prima di essere portati al patibolo, sembra abbastanza chiara l'intenzione dell'artista nell'offrire un quadro completo ai condannati a morte, aiutandoli ad affrontare il patibolo con animo rassegnato a penitente.

Leggendo l'opuscolo scritto da Padre Ignazio Barbagallo: "Cenni storici del Santuario Madonna della Neve", Frosinone 1975 - pag. 34-35, possiamo capire anche il significato dogmatico del dipinto: " La Madonna seduta ci riporta alla "Regina" degli orientali, ossia alla Madre di Dio, Regina dei salvati.

Il Bambino è in piedi perchè in azione; ha il mondo nella sinistra per ricordare che tutto ciò è stato creato per mezzo di Lui; imparte la benedizione con la destra perchè la redenzione viene da Lui.
La presenza di san Clemente papa, il primo che testimoniò con l'opera e la parola il primato pontificio, vivente ancora l'apostolo san Giovanni, ricorda l'antico e speciale attaccamento di Frosinone alla Sede Apostolica.
La figura del protettore, San Silverio, ricoperto con un piviale rosso in memoria del martirio subito, richiama la sua fedeltà alla fede e, insieme, il giuramento emesso da Frosinone e dalle altre città ciociare nel 731, a favore del Papa S. Gregorio II, pontefice del tempo".

Non appare quindi casuale l'immagine ideata ed eseguita dall'artista: la Vergine Santissima, la potente Avvocata del genere umano, soprattutto nell'estremo passaggio da questa vita all'eternità, è stata posta sul trono più che per giudicare, pronta a patrocinare la salvezza degli uomini, mentre il suo divino Figlio è pronto ad obbedire al suo comando.