LA FONTANA DEL DE CAROLIS IN PIAZZA MADONNA DELLA NEVE


"La fontana... aspetti architettonici"

"Un breve profilo dell’architetto Alessandro Specchi
progettista della fontana della Madonna della Neve"


Il marchese Livio De Carolis, Generale delle Poste pontificie, nel 1711 commissionò all’architetto romano Alessandro Specchi la bella fontana di Piazza Madonna della Neve e, successivamente, un suo palazzo tra il 1714 e il 1724.
Ma chi era Alessandro Specchi?

Architetto ed incisore Alessandro Specchi è nato a Roma nel 1668 ed è morto, sempre a Roma, il 16 novembre 1729.

E’ stato allievo nella “bottega” dell’architetto e scultore Carlo Fontana specializzandosi nell’arte dell’incisione. Restano famose una serie di sue tavole che ritraggono antiche vedute della città di Roma.

Come architetto romano, non poteva non restare influenzato dalla scuola del Bernini e del Borromini: i due grandi architetti del periodo barocco.

Le molte opere realizzate da Alessandro Specchi, lasciano proprio affiorare lo stile e le linee della grande scuola romana: la leggerezza delle forme, la plasticità delle modanature, l’alternarsi dei pieni e dei vuoti delle sue opere, lo pongono ai vertici fra gli architetti romani.

Fra le sue opere più famose ricordiamo il Porto di Ripetta, realizzato per volontà di Papa Clemente XI Albani, che venne inaugurato il 16 agosto 1704, per la solennità di san Rocco, in occasione delle feste fluviali che annualmente si svolgevano in quel giorno.

Nonché la successiva progettazione, della Scalinata di Piazza di Spagna: la monumentale scalinata di 135 gradini, nota in tutto il mondo, inaugurata da Papa Benedetto XIII in occasione del Giubileo del 1725.

Il progetto della scalinata del 1723, realizzato da Alessandro Specchi e da Francesco De Sanctis, pose fine agli snervanti dibattiti, spesso colmati in accese discussioni, su come il ripido pendio del Pincio dovesse essere urbanizzato, per colmare la differenza di quota fra la piazza inferiore e la chiesa della Trinità dei Monti.

La soluzione proposta dai due architetti, è rappresentata dalla grandiosa scala, decorata con terrazzamenti a giardino, che in primavera viene addobbata splendidamente con molti fiori.

Alessandro Specchi, individuate alcune soluzioni architettoniche e particolari costruttivi, amava riproporli anche in contesti urbani diversi e, proprio sul filo di questo raggionamento, torniamo a parlare di una delle sue prime opere: il porto di Ripetta realizzato nell’antica ansa fluviale del Tevere, che veniva utilizzata per l’imbarco delle merci, provenienti dall'alto corso del fiume e che costituiva una alternativa al porto di Ripa Grande, utilizzato come scalo per la maggior parte del traffico fluviale romano proveniente da Ostia.

Nell’ansa fluviale di Ripetta, Alessandro Specchi progettò un elegante porticciolo, caratterizzato da una pittoresca gradinata a linee concave e convesse che, con due ampie cordonate curve, saliva dalle banchine fino al livello stradale, in corrispondenza dell’oratorio di san Gregorio dei Muratori e all'edificio detto della Doganella.

Al livello stradale era stato creato un emiciclo, a complemento dell’arredo urbano, al centro del quale era stata posta una graziosa fontana a scogliera che, come quella frusinate, veniva purtroppo utilizzata per abbeverare gli animali da soma che qui arrivavano numerosi per le operazioni di trasporto delle mercanzie.

Successivamente, la fontana venne arricchita con l'aggiunta di una lanterna in ferro battuto per facilitare l'approdo notturno delle barche, mentre ai lati dell’emiciclo, per una migliore definizione spaziale, furono collocate due colonne di marmo, sulle quali si prese l’abitudine di segnare e datare i livelli di inondazione del Tevere dal 1495 al 1750.

Le due colonne marmoree, cilindriche, erano posizionate su semplici basi e sormontate da sfere di marmo.

Purtroppo, il porto non fu tenuto mai in grande considerazione, tanto che cadde ben presto in un deplorevole stato di abbandono: i lavori pesanti che vi si svolgevano, i carichi che venivano trascinati e le periodiche alluvioni, unite ad una manchevole manutenzione, lo ridussero in uno stato di notevole decadenza, con le parti marmoree e i gradini rotti e sbrecciati.

Per queste motivazioni, al momento della costruzione degli attuali muraglioni, eretti dopo l’Unità d’Italia, si accettò, nell’indifferenza generale, la demolizione di questa grande opera, che venne purtroppo distrutta ed in parte sommersa dal fango e dalle fondamenta di Ponte Cavour.

Di questo grande pezzo di Roma scomparsa rimangono solamente, collocate in piazza del porto di Ripetta, l'antica fontana detta Clementina, o dei Navigatori, posta ad ornamento dell'emiciclo.

Dopo il doveroso omaggio ad Alessandro Specchi, è possibile una relazione comparativa fra la fontana romana e quella molto più grande, significativa e preziosa realizzata a Frosinone.

Come alcuni elementi architettonici del porto di Ripetta furono riproposti nella scalinata di Trinità dei Monti, pensando all’armonia delle curvature della scalinata, con le rampe diagonali dalle linee assai mosse, che si armonizzano intorno ai terrazzamenti di contenimento elevati con elementi in cotto e in marmo, così alcuni elementi dell’antica fontana Clementina vennero interamente riproposti da Alessandro Specchi durante la realizzazione della fontana frusinate della Madonna della Neve.

Le due colonne cilindriche, sormontate da sfere di marmo, ideate per la fontana romana, trovano la massima espressione nella fontana frusinate.

La fontana della Madonna della Neve è composta da una bella vasca con il bacino quadrilobato, al centro della quale si eleva una elegante tazza con zampillo e quattro colonnine affioranti che lanciano, nella direzione della tazza, ricchi zampilli d'acqua.

A completamento dell'opera e per una più imponente definizione spaziale, lo Specchi ha inserito due colonne marmoree del tutto uguali a quelle utilizzate a Roma.

Però, mentre le colonne della fontana Clementina erano state poste a completamento della piccola fontana, a Frosinone diventano gli elementi fondamentali dell’impianto acquatico: poste su basamenti quadrangolari, sono state arricchite con una coppia di vaschette e cannelle che lasciano zampillare acqua freschissima.

Le colonne, leggermente più snelle ed alte, sempre sormontate con sfere di marmo, presentano sull'affusto una incredibile e delicata coppia di colombi, nell'atto di beccare alcune spighe di grano.
Le piccole sculture sono state arricchite con tre belle stelle ad otto punte, del tutto simile a quella che è possibile vedere nelle crociere che si sviluppano fra le volte a botte del convento della Madonna della Neve.
Lo stesso motivo dei colombi e delle stelle è stato riportato anche sulla colonna della tazza centrale della vasca.

Queste due belle fontane, con il rumore dell'acqua che scroscia, sembrano raccontare vicende recenti e lontane, di uomini stanchi ed assetati, di donne che trasportavano conche d'acqua e che furtive "lavavano due panni", di bambini che si rincorrevano con le mani ricolme, del marmo lucido accarezzato dalle mani e dal tempo.

I particolari del porto Clementino, i colpi di scalpello che hanno inciso il marmo della scalinata di trinità dei Monti e quelli inferti al marmo frusinate non possono non colpire la nostra sensibilità, per la bellezza, la dolcezza e l’armonia delle linee della nostra fontana.


La fontana negli anni sessanta, prima dei restauri.

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